Italo Svevo 

Italo Svevo è uno scrittore e drammaturgo italiano di cultura mitteleuropea e il suo pseudonimo Aron Hector Schmitz è tratto dalle due culture (italiana e tedesca) che caratterizzarono Trieste, sua città natale, e che formarono la sua educazione.
Nasce a Trieste il 19 dicembre del 1861 e muore a Motta di Livenza il 13 settembre del 1928.

Le sue opere più conosciute sono:

  • Una Vita;
  • Senilità;
  • La coscienza di Zeno.

Sicuramente è importante citare Storia dello sviluppo della civiltà a Trieste nel secolo presente del 1921; Profilo autobiografico del 1929; Saggi e pagine sparse del 1954.

Svevo scrisse molte favole come L’asino e il pappagallo, I due colombi, Colpa altrui, Non c’è gusto, Indispensabile, Un suicidio, Arte, Il vecchio ammalato, Madre natura, La lucertola e il vertebrato, L’uomo e i pesci, L’uccellino e lo sparviero. Ancora, molte opere teatrali come Le ire di Giuliano, La teoria del conte Alberto, Una commedia inedita e Prima del Ballo.

Lo sapevi che…

La sua cultura mitteleuropea ha sempre influenzato la sua vita e la sua scrittura a tal punto che molti critici lo accusavano di non saper scrivere; questo perché lo scrittore non aveva una piena padronanza della lingua italiana. Per questo motivo, Svevo viene mandato dai genitori a studiare in Baviera, per poi concludere i suoi studi in un istituto commerciale italiano. Si appassiona alla letteratura mentre lavora prima nell’azienda paterna e poi come impiegato in banca; questi due lavori non li amerà mai.

Il rapporto di Svevo con la psicanalisi

Svevo vive un episodio importante che ha condizionato in negativo la sua concezione di psicoanalisi. Bruno Veneziano, suo cognato, va a curarsi da Freud in quanto affetto di malattia psichica ma, dopo essere entrato in analisi, ne esce completamente distrutto. Svevo non si sente di trarre delle posizioni positive da questa vicenda, anzi, considera la psicanalisi come una medicina deludente. C’è da dire che però, nel contempo vede in essa un qualcosa di interessante. Un anno prima della sua morte nel 1927, attraverso uno scambio di lettere fra lo scrittore ed un suo amico, Valerio, si nota come Svevo non vede la psicoanalisi come la via d’uscita dalla malattia ma afferma che ammira Freud letterariamente.

lappunto.it

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